Buonismo da ricchi e contraddizioni da disturbati mentali, questa la nuova modernità che si impone, a suon di influencer, come nuova normalità.

Ogni cosa e il suo contrario nello stesso momento e nello stesso spazio, ci hanno abituato a tutto.

L’avete sentita ultimamente miss Ferragni, trasudante denaro facile, farfugliare di violenza e criminalità, aumento vertiginoso di furti e rapine, scandalizzarsi del degrado che sta compromettendo la “sua” Milano? Mai riflettere sulla causa, potrebbe venir fuori qualcosa di disturbante, come un aumento vertiginoso di povertà, disuguaglianza e miseria. Qui i ricchi si schiererebbero unanimi: bisogna certamente intervenire, e con fermezza, ripulire la città dagli zotici accattoni malfamati che minano le sorti degli abbienti signori in Lamborghini.

Sulla stessa linea bipolare si muovono i fruscii di coloro che manipolano l’istruzione e le ragioni di stato, di quelli che si dicono politically correct per il progresso sessuale e sociale. E così leggo che a Pistoia hanno messo al bando il grembiule blu e rosa, prediligendo il giallo, più democratico, più rispettoso delle differenze e delle sessualità; e ancora, che la perbenista Boldrini tuona contro Barbie e pentoline: una battaglia ideologica di altissimo spessore, come non se ne vedeva più dalla fine degli anni ’70. Le femministe ringraziano!

Tutto molto bello e ammodo, riguardoso e disciplinato – mi dico – fino a quando non ho acceso la radio. Questo, ciò che ho sentito:

“Ehi, claro che non me ne fotte un cazzo di niente, sto in fissa soltanto con pussy e firme. In testa un piano, sul cazzo due bimbe, ai piedi delle Gucci così zarre che sembrano finte” (Emis Killa).

Cambio immediatamente, penso: “che schifo di musica, non è possibile! La nostra è una società inclusiva e rispettosa, così paranoica che ha messo al bando ai minori di 7 anni Dumbo, Peter Pan e gli Aristogatti perché diffusori di stereotipi e messaggi dannosi, così moralista che sotto la lente sono finiti grandi classici come Via col Vento e Greace”.

Ma mentre mi trastullavo in questi ragionamenti un’altra canzone prepotente intervalla:

“Hey troia! vieni in camera con la tua amica porca, quale? Quella dell’altra volta. Faccio paura, sono di spiaggia, vi faccio una doccia, pina colada, bevila se sei veramente grezza, sputala, poi leccala, leccala”; “Solo con le buche, solo con le stupide, ’ste puttane da backstage sono luride. Che simpaticone! Vogliono un cazzo che non ride, sono scorcia-troie. Siete facili, vi finisco subito” (Sfera Ebbasta).

Dico “forse le becco tutte io oggi?! Che disdetta, non capisco! Dobbiamo omettere il sostantivo ‘Pellirosse’ in Peter Pan perché decretato irrispettoso, non possiamo canticchiare Grease senza sentirci dire che è sessista, misogino, patriarcale e anche un po’ omofobo, così come per il ‘Mercante di Venezia’ bisogna precisare che strizza l’occhio all’antisemitismo, ‘Le Metamorfosi’ di Ovidio incitano allo stupro, che è bene chiamare ‘penetrazione non consensuale’ per il codice etico, che ‘Le avventure di Huckleberry Finn’ difendono l’uso della parola ‘negro’ e quindi se lo leggi diventi razzista, ed è meglio abolire ‘signori e signore’ per prediligere un indefinibile neutro, e poi?

Questo è quello che viene ignorato?

Altra canzone:

“Ogni giorno scarpe nuove, mi frega un cazzo di chi odia. Metti un guinzaglio alla tua ragazza, ci vede e si comporta come una troia” (Dark Polo Gang);  e per finire in bellezza: “Figlio di puttana non finocchio Metto rapper puttane in ginocchio (…) Prima mi vestivo solo tarocco Metto droghe nella Vuitton Droghe nel giubbotto Metto palle e pesce insieme quando me la fotto Spendo dieci k al mese manco me ne fotte Tanto dopo li rifaccio come niente fosse…” (Paky).

Tali, signori e signore, madri e padri, sono gli idoli, gli influencer, in grado, con un loro cenno, di influire sui comportamenti dei vostri figli, amici e nipoti. Loro, vengono proposti, o meglio imposti, come modelli agli individui sociali di ogni età. I loro concerti traboccano di giovani orecchie attente e, sfortunatamente, anche meno giovani e distratte.

Secondo voi le femministe arcobaleno e i moralizzatori di partito che starnazzano prontamente, le hanno ascoltate? Perché basta accendere una radio, un pc, o semplicemente accostarsi a un adolescente, a qualunque ora del giorno e della notte, per sentirsi bombardare di simili rozzezze e scurrilità.

‘Finocchi e puttane’ per definire i due generi, ‘negro, ebreo e muso giallo’ per le etnie, ‘pistole e disprezzo’ quale esempio di relazione. E davvero qualcuno si sente oltranzista perché dibatte di grembiulino, Barbie e pentoline, perché si scandalizza dell’aggressività dilagante?

L’educazione alla quale sono sottoposti adulti e bambini è quella della violenza e della volgarità permanente e martellante, che sia una canzone, un gay pride, un cartone animato, un video gioco.

Queste proposte ai limiti dell’idiozia, visto il carattere macroscopico del degrado pubblico, vanno denunciate e non accolte con interesse.

Un appello alla politica: accendete la radio e chiudete la bocca, sono certa verrà fuori un quadretto che aiuterà a dare un contesto più appropriato alle affermazioni pazzesche che ogni giorno siamo obbligati ad ascoltare.

A cominciare dalla damigella Ferragni la quale, nei suoi vacui folleggiamenti, sfoggia magliette inneggianti il femminismo, quale campagna mediatica e sociale.

Ha mai ascoltato le canzoni del marito, Federico Lucia, in arte Fedez, le quali farebbero rabbrividire persino i più accaniti maschilisti omofobi?

Ah, ho capito, forse anche questo è femminismo di ultima generazione.

“Duecento troie si presentano/Ma dopo due minuti i nomi me li dimentico/
Non sanno mai in che letto si addormentano/E non è certo colpa della gente che frequentano/‘Sti genitori si lamentano/La mandi in giro vestita da troia poi piangi se la violentano/Ma i genitori certe cose non le sentono/Sono troie e se non lo sono poi lo diventano” (Fedez).